Le materie del futuro rimangono indietro
In un mondo sempre più di corsa verso il futuro i laureati, ma soprattutto le laureate in materie tecnico scientifiche scarseggiano.
di Lucrezia Benedetti
In un mondo sempre più di corsa verso il futuro i laureati, ma soprattutto le laureate in materie tecnico scientifiche scarseggiano.
di Lucrezia Benedetti
Il risultato dei dati della seconda edizione dell’Osservatorio Stem “Rethink Ste(a)m education - A sustainable future through scientific, tech and humanistic skills” di Deloitte (società di consulenza) ci fa capire in che paradosso stiamo vivendo.
Le donne che frequentano un corso di laurea in queste materie sono il 14,5%
del totale di quelle che frequentano un corso di studi universitario (la percentuale sale al 24,5% se includiamo anche gli uomini).
L’Italia, nella classifica ricavata dallo studio di Deloitte, si colloca al di sotto della media europea, che arriva a un 26% stentato, mentre la Germania è l’unica nazione a spiccare in questo elenco. Più di un laureato su tre, 36,8%, sceglie una materia Stem mentre fra le donne la percentuale arriva al 19,2%. La motivazione di questi numeri è da ricercare negli stereotipi di genere che accompagnano quotidianamente, e da secoli, le donne. Il 50% del campione di studentesse intervistate ha parlato di stereotipi che le disincentivano dall'intraprendere un percorso di studi in questo ambito, mentre il dato arriva a 24%, meno della metà, se si interrogano gli studenti di genere maschile.
Stereotipo che vale per entrambi i generi, invece, è la credenza che le materie
Stem abbiano corsi di laurea più difficili visto che riguardano materie
scientifiche e tecniche e che richiedano più tempo e risorse economiche.
Stando anche a quanto riportato nel report del WEF (World Economic Forum)
preso in considerazione nel numero 733 de L’Industria Meccanica, il divario
formativo tra i generi si ripercuote anche nel mondo del lavoro. La presenza femminile nelle imprese tecnologiche, soprattutto in ruoli di leadership, è drammaticamente inferiore alle percentuali inerenti alle università. Una tendenza, questa, che non trova giustificazione nel bias di genere per il quale le donne hanno una minor predisposizione verso le materie scientifiche.
Il 50% del campione di studentesse intervistate ha parlato di stereotipi che le disincentivano ad intraprendere un percorso di studi nelle materie Stem,
mentre il dato arriva al 24%, meno della metà, se si interrogano gli studenti di genere maschile
Inoltre, secondo un’altra agenzia di consulenza, la McKinsey, il 23% delle
donne laureate in materie Stem riesce a ricoprire ruoli tecnologici nel
mondo del lavoro, rispetto al 44% degli uomini. Il tasso più alto di partecipazione è nel product design and management con il 46% e nell'analisi
dei dati al 30%, mentre in ruoli operativi occupano il 15% e nel Cloud l’8%.
Meno drastici i dati riguardanti le donne che lavorano nelle aziende
tecnologiche dove sono il 37%, con punte fino al 50% nel campo dei social networking (50%) e delle attività di e-commerce (46%). Questo gap può essere colmato con una cultura all’uguaglianza di genere oltre ad una retribuzione paritaria con i colleghi uomini e iniziative volte ad agevolare le donne con figli o dedite a mansioni di cura.