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Business intelligence, cresce l’utilizzo per le Pmi
Ma in generale la utilizza solo il 44% delle imprese italiane. Il direttore di CEDEC Marco Simonelli racconta lo stato dell’arte.
La business intelligence al servizio del controllo aziendale tra le imprese italiane è in crescita, a livello generale, e solo in parte il fenomeno è stato rallentato dalla pandemia, tanto da proseguire con il segno più, in modo evidente, già nel 2021.
Secondo una recentissima analisi dell’Osservatorio Big Data e Business Intelligence del Politecnico di Milano, tuttavia, soltanto il 44% delle Piccole e Medie Imprese italiane ha investito in Analytics nel 2021, o prevede di farlo entro fine anno, mentre un altro 44% ha dichiarato che la pandemia ha avuto un ruolo determinante nel far acquisire maggiore consapevolezza sulla necessità di valorizzare i dati a disposizione.
Perché questi risultati? Qualche risposta può essere ricercata nel fatto che le piccole e medie realtà imprenditoriali non riescono ad avviare questi processi in modo autonomo e necessitano del supporto di società che hanno la finalità di guidarle nel cambiamento.
Tra queste c’è il gruppo CEDEC, con sedi in molti paesi d’Europa, che da oltre cinquant’anni segue le imprese familiari in organizzazione, nella gestione strategica, nel passaggio generazionale e nel controllo di gestione e quotidianamente si trova a dover far fronte a nuove sfide, nel guidare le imprese verso il miglioramento delle condizioni generali dell’impresa.
Marco Simonelli, il direttore generale, ha accettato da tempo la sfida di confrontarsi con nuovi modelli di controllo di gestione, contribuendo a creare un modello CEDEC di Business Intelligence che le piccole e medie imprese italiane stanno iniziando a utilizzare.
Soltanto il 44% delle Pmi italiane ha investito in Analytics nel 2021, mentre un altro 44% ha dichiarato che la pandemia ha fatto acquisire maggiore consapevolezza della necessità di valorizzare i dati
Direttore, è davvero così complesso come dicono le statistiche introdurre un modello di business intelligence per il controllo di gestione delle PMI italiane?
«Intanto quando parliamo di business intelligence facciamo riferimento a un sistema che permette di analizzare e rappresentare i dati aziendali in modo semplice, efficace e utile per consentire agli imprenditori di prendere tempestivamente le decisioni aziendali.
Così come CEDEC, negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, si è dimostrata una società di consulenza di direzione innovativa, precorrendo i tempi, offrendo ai propri clienti un avanzamento culturale per quanto concerne le procedure e la gestione dei processi, oggi si pone nuovamente all’avanguardia con la business intelligence. In realtà non è particolarmente complicato, ma è certamente una questione di approccio da parte dell’imprenditore».
Ma oltre alla predisposizione dell’impresa, avete messo a punto un sistema particolare?
«L’utilizzo della CEDEC-BI Gold. “BIG”, questo il nome della nostra soluzione, permette alle imprese di affrontare sia il mercato sia la propria gestione interna, semplificando e ottimizzando i modelli e offrendo padronanza sul controllo di gestione con uno strumento innovativo. Detto ciò, semplificare non basta se l’impresa non intende essere supportata».
Rispetto alla grande impresa, le piccole medie realtà familiari frenano nella crescita sull’utilizzo della business intelligence. Come se lo spiega?
«Nel corso del 2020 le grandi imprese italiane hanno proseguito in effetti meglio nel trend di crescita dell’investimento in innovazione digitale (+1,8%, N.d.R.) e mentre le medie imprese hanno solo rallentato, le piccole realtà familiari hanno fatto registrare un brusco stop sul fronte degli investimenti in innovazione tecnologica.
Restando al mondo delle piccole e medie realtà, che è il mondo che in CEDEC conosciamo profondamente, quasi quattro aziende su dieci non sono ancora pronte ad affrontare con profitto l’analisi dei dati e si soffermano soltanto alle esigenze tradizionali di integrità e sicurezza dei dati. E la spiegazione è semplice: da un lato non attribuiscono ai sistemi di controllo l’importanza che meritano, fondamentale per la longevità aziendale, dall’altro non nutrono particolare fiducia nei metodi innovativi».
Cosa si può fare per agevolare il processo di crescita?
«La nostra società, ad esempio, ha deciso di trasferire il suo know-how, validato da migliaia di applicazioni, che consente la corretta visibilità al fine di evitare brutte sorprese nei risultati aziendali, a una tecnologia e un metodo che permetta di risparmiare tempo e fornisca un’informazione più solida e ovunque disponibile. E investiamo molto nel far comprendere questi concetti agli imprenditori delle Pmi».
La spesa delle aziende italiane in soluzioni e servizi di gestione e analisi dei dati supera i 2 miliardi di euro. Tra tutti gli analytics, l’investimento in personalizzazione tecnologica supera il 20% del budget complessivo dedicato ai servizi e con una crescita rispetto al 2020 superiore al 10%. Cosa le dicono queste cifre in chiave Pmi?
«Per CEDEC sono numeri confortanti, che fanno capire che la strada intrapresa dalle imprese italiane è corretta. Seguire assieme a un’azienda l’implementazione di un sistema di business Intelligence ci permette di contribuire a modernizzarla oltre che guidarla verso la digitalizzazione. L’analisi dei dati permette di organizzarli, interpretarli con una straordinaria potenza e metterli a disposizione di ogni processo decisionale».
«I dati contengono informazioni critiche che incidono su: budget, situazione economica, costi di produzione, scostamenti dalle previsioni e molto altro. Diventare una data-driven company significa conoscere meglio la propria attività, prendere decisioni migliori e anticipare i competitor.
Con la potenza della Business Intelligence è possibile conoscere in tempo reale i propri dati aziendali e accedervi da qualsiasi luogo, a beneficio del controllo e del vantaggio competitivo.
È un passo essenziale per la digitalizzazione dell’impresa, per colmare quel disavanzo che separa le piccole medie realtà dalle grandi e grandissime imprese italiane, che sono partite prima con un livello di consapevolezza superiore e per gestire il controllo in modo adeguato e proficuo».
Elemento essenziale dell’aumento di investimenti in Innovazione Digitale da parte delle imprese italiane diventa la necessità di definire una Governance efficace, strutturando adeguati modelli organizzativi per diffondere il processo di innovazione e una “cultura digitale” in tutta l’azienda.
A questo scopo, se il 39% delle grandi imprese ha deciso di strutturare internamente una “Direzione Innovazione” o un singolo ruolo dedicato nelle PMI, che difficilmente sono in grado di dedicare risorse interne allo scopo, è più facile che si faccia ricorso a consulenti esterni che intervengono con la mission di favorire la gestione e la diffusione di innovazione, tanto che, nel complesso, la maggior parte delle PMI (62%) svolge oggi analisi predittive.
In un contesto sempre più sfidante e competitivo, in cui le minacce e le possibili fonti di innovazione sono sempre più dinamiche ed eterogenee, il direttore generale di CEDEC conclude «Le imprese sono chiamate a trovare un equilibrio tra l'apertura alla sperimentazione di nuove tipologie di controllo aziendale e il focus sul conseguimento degli obiettivi di business che devono raggiungere.
Non è un compito semplice ed è per questo che nel caso delle imprese che si rivolgono a noi proponiamo formule e strumenti che, per prima cosa, sviluppano una "cultura diffusa della managerialità e dell’innovazione" in azienda, fornendo un indirizzo chiaro all’imprenditore.
La chiara direzione, la perseveranza unita a un’innata voglia di successo sono gli ingredienti che confermano il detto "chi vuole ottenere qualcosa trova i mezzi per farlo, chi non vuole fare nulla trova una scusa"».
CEDEC srl
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