Chiusi per fiere
Fiere digitali, fiere fisiche, fiere "ibride". Le manifestazioni in Italia come all'estero, hanno dovuto adattarsi al nuovo scenario imposto dall'emergenza Covid 19.
Fiere digitali, fiere fisiche, fiere "ibride". Le manifestazioni in Italia come all'estero, hanno dovuto adattarsi al nuovo scenario imposto dall'emergenza Covid 19.
"Sembra Second Life, ma il tema è la meccanica". Era l’attacco di un breve articolo pubblicato su L’Industria Meccanica online ormai sette anni fa. Raccontava di una fiera, si chiamava Wired Up, dedicata alla meccanica. Ma invece di una fiera in carne e ossa, aveva luogo esclusivamente online: padiglioni, cartelloni, stand, perfino l’acqua di un laghetto artificiale, erano ricostruiti in digitale. Per partecipare come visitatori era sufficiente iscriversi, creare un avatar e girovagare per la fiera utilizzando le freccette direzionali della tastiera; si poteva entrare negli stand, leggere documenti o brochure, e soprattutto chattare con gli altri utenti.
Non andò oltre la seconda edizione, forse anche per il tema molto tecnico (la filiera del filo e del tubo e alla subfornitura meccanica) ma l’iniziativa aveva colto con anticipo disarmante un aspetto che oggi, dopo una pandemia che ci ha cambiato il modo di lavorare e di condividere gli spazi, torna con prepotenza in primo piano.
Con l’emergenza coronavirus le fiere di settore sono chiamate ad affrontare una sfida difficile, fra distanze di sicurezza e diffidenze di buyer ed espositori.
Una sfida che, nella maggior parte dei casi, obbliga a posticipare incontri e manifestazioni, ci chiama a pensare soluzioni alternative e, soprattutto, a immaginare nuove modalità di lavoro per i prossimi anni.
Ed è importante che idee nuove arrivino. Innanzitutto, per una questione di economia nazionale e internazionale. In Italia, infatti, il comparto fieristico genera un giro d’affari di 60 miliardi all’anno, con grande impulso all’export delle imprese – spiegano i dati esposti durante la giornata mondiale delle fiere nel giugno di quest’anno. Il nostro paese, inoltre, è al secondo posto in Europa e al quarto nel mondo per partecipazione: 200 mila espositori, più di 20mila operatori e un migliaio di manifestazioni all’anno. Mentre in tutto il continente, secondo l’European exhibition industry alliance, il danno economico causato dal mancato svolgimento delle fiere è già pari a 5,8 miliardi di euro, e 51.400 posti di lavoro potrebbero essere persi a causa delle cancellazioni. Con un danno globale già stimato in 14,4 miliardi di euro in perdita totale della produzione.
Idee e finanziamenti per ripartire
Gli aiuti alle aziende, anche per questo, iniziano ad arrivare. A partire dal 6 agosto 2020 tutte le imprese, a prescindere dalla dimensione, hanno infatti la possibilità di accedere a finanziamenti agevolati per sostenere le spese di partecipazione alle fiere internazionali che si svolgeranno in Italia e all’estero, di cui il 40% a fondo perduto. Il decreto Rilancio, infatti, ha incrementato le risorse del Fondo 934, gestito da Simest: per il 2020 ammonta a 600 milioni di euro, cui si aggiungono 300 milioni per finanziamenti a fondo perduto. Per una ripartenza completa sarà ora importante vedere come le principali fiere si stanno organizzando; nel prossimo articolo lo chiediamo direttamente agli organizzatori di alcune manifestazioni legate al mondo della meccanica, fra esperimenti digitali, fiere fisiche o ibride e nuovi approcci per il futuro.
Il problema della messa in sicurezza è il primo punto da superare, ma per poter interpretare il proprio ruolo di promotore del settore le fiere della meccanica stanno ripensando il proprio approccio, anche sul lungo periodo
Intanto, esperimenti digitali per rafforzare i rapporti con i mercati esteri non mancano. A luglio, per esempio, si è svolto il “Virtual Indo-Italian Food Tech Summit” realizzato da Ice in collaborazione con Anima e Ucima. Un progetto (il primo evento organizzato da un’ambasciata italiana all’estero e fortemente voluto dal nuovo ambasciatore italiano a New Dheli, Vincenzo De Luca) dedicato alle aziende della filiera delle tecnologie per la trasformazione alimentare, per l’imballaggio e l’imbottigliamento che ha previsto, fra l’altro, la possibilità per le aziende italiane di presentare la propria tecnologia, attraverso stand virtuali e di partecipare a meeting B2B utilizzando la piattaforma virtuale “Hive”, messa a disposizione dalla Confederation of Indian Industry. Sono stati oltre 600 gli incontri realizzati dalle 25 aziende che (a numero chiuso) hanno potuto partecipare al virtual B2B. «L'enorme impatto dell'epidemia Covid-19 sulla nostra economia ha messo in evidenza la necessità di rafforzare i partenariati industriali su scala internazionale» ha detto nel suo intervento al Summit la vice presidente di Confindustria Barbara Beltrame, «Stiamo lavorando per supportare le aziende italiane nel processo di consolidamento sui mercati esteri perché siamo convinti che l'internazionalizzazione sia uno degli strumenti chiave per ripartire».