Cluster per il futuro
CFI – Cluster Fabbrica Intelligente – è un catalizzatore di risorse: una rete che opera nella ricerca industriale, nella formazione e nel trasferimento tecnologico dedicata alla manifattura e alla meccanica.
CFI – Cluster Fabbrica Intelligente – è un catalizzatore di risorse: una rete che opera nella ricerca industriale, nella formazione e nel trasferimento tecnologico dedicata alla manifattura e alla meccanica.
Il manifatturiero italiano, per tradizione eccellente, è sempre mancato di un sistema paese che lo sorreggesse, di un’infrastruttura intellettuale che fosse in grado di diffondere la cultura dell’innovazione e del trasferimento tecnologico.
Un compito, quello di formalizzare e rendere continuativa, pervasiva e strutturale la diffusione di know how, assai prezioso e difficile da svolgere per la velocità del cambiamento e la natura delle organizzazioni a volte chiuse, a volte più orientate all’estero.
Illustrazione di Laura Pittaccio.
Cluster Fabbrica Intelligente
Una delle iniziative messe in campo per colmare questa carenza strutturale italiana sono i dodici cluster tecnologici nazionali, reti di soggetti pubblici e privati riconosciute dal Miur a partire dal 2012 che operano nella ricerca industriale, nella formazione e nel trasferimento tecnologico.
Funzionano da catalizzatori di risorse per coordinare e rafforzare il collegamento tra il mondo della ricerca e quello delle imprese, ognuno facendo riferimento a uno specifico ambito tecnologico e applicativo ritenuto strategico per il paese. Tra questi cluster che per alcuni aspetti possono coagire, quello dedicato alla manifattura e alla meccanica è il CFI, Cluster Fabbrica Intelligente.
[Per ulteriore approfondimento, rimandiamo alle interviste di Rosanna Fornasiero – coordinatrice del gruppo Roadmap del Cluster Fabbrica Intelligente –, Paolo Gianoglio – direttore Innovazione, Sviluppo e Relazioni Associative di Icim Group – e Giuseppe Saragò –Director Manufacturing Excellence di Wärtsilä Italia.]
«Il cluster nasce per raccogliere sullo stesso tavolo le opinioni di stakeholder, per fornire supporto e offrire percorsi tecnologici che portino gli associati a essere delle ruote dentate di un ingranaggio che funzioni in modo efficace lungo tutta la filiera»
«Il cluster nazionale nasce – spiega Paolo Vercesi Cluster Manager del CFI – per raccogliere sullo stesso tavolo le opinioni di stakeholder di natura differente, per fare in modo di offrire supporto, per orientare le politiche della governance nazionale o regionale sulle priorità tecnologiche che le aziende italiane manifatturiere ci esprimono e verso gli associati, per offrire percorsi tecnologici che li portino a essere delle ruote dentate di un ingranaggio che funzioni in modo efficace lungo tutta la filiera e non solo nelle realtà più eccellenti».
«Ci impegniamo – continua Vercesi – in iniziative di mentoring, di co-strategia, di co-progettazione, nell’utilizzo di strumenti innovativi (per esempio l’open innovation) e in attività di comunicazione. Insomma creiamo occasioni di confronto per capire come rendere competitiva la manifattura italiana.
Mentre le attività, quelle più pratiche, le svolgono i soggetti regionali, le associazioni e gli altri cluster (quelli declinati su base regionale, emanazione dei dodici nazionali N.d.R.) che sono più vicini al territorio e hanno risorse dedicate alla fornitura di servizi».
Roadmap e LightHouse Plant
L’attività di congiunzione tra imprese manifatturiere e chi deve fare azioni di supporto viene svolta attraverso diverse iniziative, tra cui una più scientifica, di raccolta, analisi e confronto di esigenze e necessità tecnologica: la Roadmap. Tutti i dodici cluster nazionali ne redigono una, in particolare a quella della Fabbrica Intelligente si arriva attraverso il lavoro di sette tavoli tematici che, tra le altre cose, hanno ricostruito quello che si sta facendo a livello internazionale, nazionale e locale sul tema.
«A parte questi tavoli “think tank” raccontati nel documento di sintesi che è la Roadmap, ci sono poi delle iniziative industriali che ci permettono di confrontarci con la realtà del sistema industriale. I LightHouse Plant, veri e propri impianti produttivi, dimostratori tecnologici per le filiere e completamente basati su tecnologie Industria 4.0.
Realizzati ex novo o profondamente rivisitati, devono mostrare come possono funzionare le tecnologie abilitanti, quali criticità presentano, quali necessità esprimono e come deve essere progettato l’elemento che sta a monte o a valle di ogni parte del processo di fabbricazione».
I LightHouse Plant sono veri e propri impianti produttivi, dimostratori tecnologici per le filiere e completamente basati su tecnologie Industria 4.0
Sono sei e sono stati promossi da realtà private (Ansaldo Energia, HSD, Hitachi Rail, ABB, Wärtsilä, Tenova-ORI Martin) con il supporto e il cofinanziamento delle regioni e del Mise (dal 10 al 30%, con un investimento complessivo finora pari a 130 milioni di euro).
Pur avendo prodotti molto diversi, hanno in comune l’essere data driven, nascendo con la consapevolezza che, perché un impianto sia intelligente, non basta che le “macchine” siano connesse, ma è necessario che i dati siano «governati, selezionati, portati su dashboard anche al di fuori della linea produttiva – come sottolinea Vercesi. – La fabbrica, infatti, è intelligente se tutti i dati che stanno nello shopfloor possono essere estratti e utilizzati in tutti gli ambiti dell’azienda».
Pathfinder
Oltre a questi interventi, dal momento che le nuove tecnologie sono trasversali, cross-settoriali, sono stati individuate delle realtà in grado di guidare gli associati del CFI lungo i nuovi trend tecnologici. Sono i Pathfinder (Cisco, SAP, EY, Deloitte e Siemens), technology provider a livello internazionale che, oltre a fornire tecnologie, metodologie o strategie per dare “intelligenza” alla fabbrica, ne preconizzano gli sviluppi e ne individuano i trend.
Non solo, «avendo connessioni con molti fornitori e clienti ed essendo pervasive nel tessuto industriale internazionale, sono in grado di guardare al di fuori del singolo sito produttivo e hanno la capacità di portare dentro gli impianti delle tecnologie interessanti, ma non facilmente visibili lungo la filiera di ciascuna azienda, oppure, al contrario, portare fuori delle soluzioni già sperimentate» precisa sempre Vercesi, che prosegue «tra l’altro, incrociando le competenze di LightHouse e Pathfinder stiamo sperimentando dei format di intervento originali per il manifatturiero.
Cinque Pathfinder, technology provider a livello internazionale, guidano gli associati lungo i nuovi trend tecnologici, forniscono metodologie e strategie per dare “intelligenza” alla fabbrica, ne preconizzano gli sviluppi e ne individuano i trend
Con l’iniziativa XFactory abbiamo chiesto a ogni LightHouse una o due esigenze funzionali ai loro processi. Abbiamo predisposto altrettante call in collaborazione con le piattaforme Open Challenge di Regione Lombardia e OIMAN (il primo hub digitale dedicato al matching tra domanda e offerta di innovazione nel settore manifatturiero), attraverso le quali abbiamo raccolto le reazioni dell’ecosistema innovativo (startup e Pmi innovative).
Abbiamo aiutato i LightHouse a selezionare le proposte e a creare delle short list. I risultati sono stati interessanti». In questo caso, rispetto alle normali call o ai consueti premi costruiti per le start-up, le nuove o piccole realtà innovative coinvolte ottengono una commessa da una grande impresa, il che vuol dire acquisire anche la forma mentis necessaria per parlare con grandi player e inserirsi nei loro processi strutturati.
Case history
Tra gli esempi delle sfide lanciate c’è quella di ABB che ricercava soluzioni per la stampa 3D, componenti metallici che superassero il problema della produzione vincolata ai piccoli lotti.
Mentre Tenova-ORI Martin ha selezionato proposte relative alla sensoristica per la safety dei lavoratori che operano in aree a rischio elevato, tenendo conto che le soluzioni presentate, come si legge sul sito di Fabbrica Intelligente, dovessero risultare effettivamente nuove rispetto a quanto già sul mercato, affidabili, di ridotto o nullo consumo energetico, con interfacciabilità basata sugli standard tecnologici della comunicazione IoT, già presente nell’impianto bresciano.
Un’altra attività molto concreta è stato il progetto CCOI – Cluster Crowd Open Innovation, un’iniziativa bottom-up molto particolare. Sotto la guida di 20 esperti del CFI e il team di Skipso (una suite completa di software di gestione delle idee e dell’innovazione per aiutare le organizzazioni a gestire l’intero ciclo di vita delle loro iniziative di innovazione), gli associati a CFI hanno evidenziato delle esigenze che non riuscivano a essere risolte all’interno della loro filiera tradizionale.
Le problematiche che vertevano intorno ai tre pillar del CFI – Transizione digitale, Uomo al centro e Innovability – sono state poste all’ecosistema aperto dell’innovazione. Delle 80 risposte ricevute da start-up e Pmi innovative, 55 sono state considerate più in linea con le richieste, 15 sono entrate in una short list e 10 saranno invitate ad un pitch pubblico.
Tutte le esperienze di Open Innovation del CFI, unitamente ai punti di vista degli esperti del settore o di questo strumento, sono raccolte nel booklet Open Innovation nel Manifatturiero, in pubblicazione entro aprile 2022 e che sarà disponibile sul sito web del cluster.