L'Italia dell'oil&gas incontra Saudi Aramco a Milano
La più grande compagnia petrolifera saudita stringe i contatti con l’Italia e apre un ufficio nel capoluogo lombardo
di Alessandro Durante e Maria Grazia Micucci
La più grande compagnia petrolifera saudita stringe i contatti con l’Italia e apre un ufficio nel capoluogo lombardo
di Alessandro Durante e Maria Grazia Micucci
Lo scorso 9 aprile 2019 si è svolto a Milano un incontro di grande rilevanza per il mondo dell’oil&gas: protagonista Aramco Overseas Company B.V., la principale filiale di Saudi Aramco – una delle più importanti compagnie petrolifere nel mondo, di proprietà del governo saudita che nel 2018 ha registrato 111,1 miliardi di dollari di profitti netti.
Il meeting “Aramco Supply Chain & Quality Forum”, organizzato dal ministero dello Sviluppo economico, Ice Agenzia e Confindustria, in collaborazione
con Anima Confindustria, Assolombarda e Anie, ha visto la partecipazione
di 270 aziende.
Nella mattinata si è tenuta una sessione prettamente istituzionale, con una serie di interventi sia di esponenti di spicco della società Saudi Aramco e Sagia, sia di imprenditori italiani. Sono state illustrate dalla società saudita
le molteplici opportunità per le aziende italiane di investire in Arabia Saudita. Nel pomeriggio è stato invece dedicato ai b2b: oltre 150 incontri business accuratamente selezionati, grazie al prezioso supporto di Ice Italian Trade Agency, e realizzati tra i vertici di Aramco e di Sagia a Palazzo delle Stelline a Milano.
«Dobbiamo trovare una chiave per lo sviluppo sostenibile» dichiara Bruno
Fierro, vice presidente Anima e presidente dell’associazione della caldareria
Ucc. «È importante cooperare per raggiungere i migliori risultati. Siamo contenti che Saudi Aramco abbia scelto l’Italia tra i principali partner per sviluppare il proprio business».
I numeri di Saudi Aramco: 261 miliardi di riserve di barili di crude oil, 37 miliardi di barili equivalenti di gas naturale, 10 milioni di barili di petrolio estratti ogni giorno, capacità giornaliera di raffinazione
per 4,9 milioni di barili al giorno
Saudi Aramco sta aprendo, infatti, un ufficio a Milano (sono pochi in tutta Europa), a riprova del legame con la nostra industria, iniziato peraltro già dal dopoguerra. Nel 2018, Saudi Aramco ha speso 1,4 miliardi di dollari in tecnologie italiane, 4,5 negli ultimi 4 anni. «Nel 2018 – osserva Fierro – le aziende associate Anima hanno esportato circa 550 milioni di euro in Arabia Saudita, dalle valvole, alla caldareria, a tutti gli altri componenti. Siamo aperti all’Arabia Saudita e a una partnership con Saudi Aramco».
Saudi Aramco e l'Italia
Saudi Aramco ha diversi uffici nel mondo ma è interessante notare che
in Europa, oltre alla sede europea a The Hague, ha anche un ufficio a Milano
dedicato prevalentemente alla verifica e alle ispezioni dei fornitori.
E il motivo è dato dalla quantità di aziende italiane che collaborano costantemente con la grande azienda saudita.
Dei 608 vendor approvati da Saudi Aramco e che soddisfano la Zero defect ratio (99,97%), ben 108 sono italiani e rappresentano il 18% dei fornitori complessivi dell’azienda. Questa percentuale diventa ancora più rilevante se pensiamo che il 40% del valore degli acquisti effettuati in Europa vengono fatti nel nostro paese, mentre la Germania segue con il 16% e Uk con l’11%.
In cima alla shopping list del colosso saudita troviamo, oltre alle rinomate valvole, anche pipe, fittings, flanges e PV&HX. Tecnologia e prodotti che avranno come destinazione oltre a quelli già in corso d’opera, i progetti di Zuluf, Marjan e Cotc, che prenderanno il via l’anno prossimo per essere completati entro il 2023.
Per ottenere una filiera garantita, Saudi Aramco ha sviluppato un sistema estremamente efficiente che consente di capire a chiunque sia interessato come fare per essere approvato in vendor list. All’interno del sito Iktva.sa si trova infatti il regolamento Engineering requirements for technical and quality approval, sviluppato direttamente da Saudi Aramco Engineering Services. Naturalmente per fare tutto questo la digitalizzazione riveste un ruolo determinate tanto che è stata sviluppata una piattaforma eMarketplace per promuovere l’online trading tra Aramco e i propri business partners.
Dei 608 vendor approvati da Saudi Aramco, 108 sono italiani e rappresentano il 18% dei fornitori complessivi dell’azienda. Il 40% del valore degli acquisti effettuati in Europa vengono fatti nel nostro paese
Orizzonti sempre più ampi
In Arabia Saudita sono stati avviati 186 progetti da ultimare entro il 2021 che coinvolgono diversi settori e aziende straniere. La maggior parte (118 progetti) riguardano oil, gas and petrochemicals ma non solo. I restanti 68 progetti rispecchiano la Saudi Vision 2030, il piano per ridurre la dipendenza dal petrolio, diversificare la propria economia e sviluppare settori di servizio pubblico come sanità, istruzione, infrastrutture, attività ricreative e turismo in un paese che vuole diventare un punto di riferimento economico, politico e sociale per l’intera area del Golfo.
Come vediamo dai numeri Saudi Aramco è un’azienda attiva su un grande numero di tipologie di progetti che vengono tutti regolati attraverso procedure di General bid slate (Gbs), differenziate per tipologia di ambito: dal classico impianto oil&gas (on/off shore), al trattamento dell’acqua, alla costruzione di power plant, fino alla realizzazione di edifici, infrastrutture cittadine di ogni tipo dalla sicurezza antincendio, alle fognature fino alla trasmissione elettrica.
Un approccio metodico ed estremamente allargato che consente di gestire numerosissimi progetti, molto diversi l’uno dall’altro, ma collegati dalla volontà dell’azienda di creare valore innanzitutto per il proprio paese utilizzando le migliori tecnologie e competenze disponibili oggi sul mercato.
Si spiegano così anche i numeri riferiti a questa azienda: 261 miliardi di riserve di barili di crude oil; 37 miliardi di barili equivalenti di gas naturale, 10 milioni di barili di petrolio estratti ogni giorno, capacità giornaliera di raffinazione per 4,9 milioni di barili al giorno.
Da qui parte la Saudi Vision 2030 del principe Mohammed bin Salman bin Abdulaziz Al-Saud «Un’economia fiorente offre opportunità a tutti. Svilupperemo tutti gli strumenti necessari per sbloccare i nostri promettenti settori economici, diversificando la nostra attuale economia e creando opportunità di lavoro».
Questo anche attraverso la strategia “70/21” secondo la quale entro il 2021 raddoppierà la quota di local content, per arrivare così al 70%, saranno creati 500 mila posti di lavoro e aumenterà del 30% l’export dei settori energetici.
Un programma ambizioso nel breve termine, ma che fa da apripista a un ciclo di investimenti programmati nei prossimi 10 anni di ben 460 miliardi di dollari
dove la priorità sarà data comunque all’oil&gas. Dal drilling (156 miliardi di dollari) alle operations (72 miliardi), dalla manutenzione (63 miliardi) ai processi di raffinazione O&G/Ngl (27 miliardi), dallo sviluppo di progetti di pipeline (22 miliardi) ed esplorazioni (18 miliardi) alla chimica (14 miliardi) e le risorse non convenzionali (13 miliardi), fino ai cosiddetti Community Services e tanto altro ancora.
TAGS