L’importanza delle best practice
Antonio Parodi, Anien Automazione, racconta vantaggi e sfide del passaggio a un modello di business di tipo EaaS.
Antonio Parodi, Anien Automazione, racconta vantaggi e sfide del passaggio a un modello di business di tipo EaaS.
A parlare è Antonio Parodi, consigliere delegato di Anien Automazione «Noi, portiamo avanti un percorso di analisi e confronto che coinvolge l’intera filiera dell’automazione industriale: dall’utilizzatore della macchina, al fornitore della componentistica fino a chi disegna, progetta e realizza l’impianto. L’obiettivo è quello di comprendere cos’è la servitizzazione, quali sono le potenzialità e le sfide che pone».
Prosegue Parodi «L’idea è accompagnare questo ecosistema in una trasformazione che riteniamo durerà molto e che darà vita a uno scenario con una composizione ibrida, dal momento che per alcune categorie si potrà ottenere servitizzazione più spinta, mentre per altri il modello rimarrà quello attuale, focalizzato sull’asset».
Il punto di partenza di questo intervento è la certezza che la via dell’integrazione fisico-digitale sia inevitabile e che il valore estraibile dalla sola parte fisica dell’hardware sia sempre più sotto pressione. Non solo, bisogna tenere in considerazione che il passaggio o l’integrazione di un modello di business tipo EaaS porta a un ampliamento del cono di valore su cui vanno a lavorare sia costruttori di macchine, che utilizzatori finali.
Lo spazio non è più solamente quello di vendere o cedere la macchina, ma di aggiungere su quello tutta un’altra serie di servizi aggiuntivi che prima erano realizzati dalla manutenzione o comunque dalla gestione dell’utilizzatore finale e consentono di essere proiettato a valle, laddove va estratto il valore.
Un altro punto fermo è il tempo, sempre meno. Altri sistemi industriali sono già partiti e alcuni studi mostrano che il tasso di crescita del business attraverso la servitizzazione nei prossimi 5 anni si attesterà tra il 20 e il 30%.
Fatte queste considerazioni continua Parodi «Abbiamo individuato alcune resistenze, che rappresentano altrettante sfide. La prima è di natura finanziaria ed è la più immediata. Il passaggio da un modello di business standard caratterizzato da transazione discreta dell’asset in un arco temporale relativamente breve (anticipo - avanzamento lavori - collaudo) a un modello che distribuisce una somma magari maggiore, ma in un arco temporale più ampio».
Tra i possibili sostegni per la transizione, ci sono l’introduzione di meccanismi di intermediazione finanziaria oppure lo studio di strategie ibride che comportino un passaggio graduale e che diano modo di organizzare i flussi di cassa in modo da non andare in sofferenza.
Il passaggio o l’integrazione di un modello di business tipo EaaS porta a un ampliamento del cono di valore su cui vanno a lavorare sia costruttori di macchine, che utilizzatori finali
«La seconda è di natura tecnologica ed è più facile da risolvere. Rispetto a 5 anni fa possiamo utilizzare in maniere più spinta la parte di telecomunicazione tra device, possiamo realizzare un’integrazione da remoto tra diverse entità all’interno della supply chain e tra macchinari. Soluzioni che agevolano moltissimo quello che è controllo, manutenzione, valutazione e scambio del servizio. La terza sfida è di natura tecnologica, sul tipo di progetto delle macchine.
Quelle costruite come un vestito su misura si prestano meno, perché sono poco riutilizzabili e hanno un basso grado di reintegro all’interno di una supply chain diversa». Prosegue sempre Antonio Parodi «L’ultima è legata al modello di business: oggi siamo in una fase embrionale e gli utilizzatori finali non conoscono casi virtuosi da cui prendere spunto e a cui ispirarsi».
«Dal nostro punto di vista il momento non aiuta assolutamente, perché non dà tempo per analizzare e investire su una prospettiva e uno sviluppo che dev’essere di medio termine».
Conclude «Al momento la stragrande maggioranza delle aziende, infatti, è concentrata sul brevissimo. Però, almeno in teoria, sarebbe il momento corretto in cui affrontare un’analisi di questa prospettiva. Chiuso un ciclo, si potrebbe lavorare per costruire qualcosa di diverso e aprire un altro ciclo ancora più ampio».