Rubinetteria sanitaria: bonus per il risparmio idrico, malus per i decreti attuativi
Previsti incentivi per rubinetti e soffioni doccia di ultima generazione, che permettono una riduzione dei consumi.
Previsti incentivi per rubinetti e soffioni doccia di ultima generazione, che permettono una riduzione dei consumi.
Se, da un lato, l’Italia (e l’Europa intera) sta lavorando per ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030, dall’altro lato è stato momentaneamente messo da parte un discorso altrettanto importante come quello del risparmio idrico.
O meglio, sono stati previsti investimenti e incentivi (grazie ai fondi del Recovery Fund) per ridurre le consistenti perdite degli acquedotti italiani, ma non c’è ancora stato un intervento concreto per quanto riguarda la riduzione dei consumi di acqua da parte di edifici e abitazioni.
In questo articolo abbiamo intervistato Vanni Vignoli, presidente di Europump, e parlato di efficienza energetica e risparmio idrico.
Le istituzioni stavano infatti lavorando al cosiddetto “Bonus idrico”, la cui effettiva entrata in vigore era prevista per il 1° marzo 2021 - per poi essere slittata a data da definirsi. Si tratta di un’incentivazione fiscale dedicata al risparmio idrico nelle riqualificazioni edilizie, introdotta nella legge di bilancio 2021. La norma, non ancora attiva a causa della mancanza dei decreti attuativi,
prevede la possibilità per i contribuenti persone fisiche di usufruire di mille euro, da utilizzarsi entro la fine del 2021, per interventi di sostituzione di rubinetterie sanitarie, soffioni e colonne doccia a portata ridotta, oltre alla sostituzione di vasi sanitari in ceramica con apparecchi nuovi aventi un volume massimo di scarico non superiore a sei litri.
Le nuove tecnologie nel settore della rubinetteria e dei sanitari permettono
infatti di ottenere gli stessi risultati, in termini di praticità e di comfort, utilizzando una quantità minore di acqua del 15-20%. Moltiplicando questo dato per tutti i potenziali utenti che potrebbero sostituire rubinetti e soffioni doccia, il risultato significa migliaia di metri cubi di acqua risparmiati in un solo mese.
L’entrata in vigore del “Bonus idrico” era prevista per il 1° marzo 2021, ma mancano ancora i decreti attuativi. La norma prevede la possibilità di usufruire di mille euro per interventi di sostituzione di rubinetterie sanitarie
Come dichiarato dal vicepresidente Avr, l’associazione federata Anima
Confindustria che rappresenta i produttori italiani di valvolame e rubinetteria, Maurizio Bellosta, «in un momento storico in cui l’utilizzo delle risorse e le tecnologie green ricevono un’attenzione sempre crescente, è di fondamentale importanza l’attuazione del Bonus Idrico in un’ottica di risparmio della risorsa idrica. Le nuove tecnologie del settore della rubinetteria permettono infatti un notevole risparmio di acqua, che si riflette inoltre su unamaggiore efficienza delle caldaie euna riduzione dell’inquinamento».
Per quanto riguarda la mancata entrata in vigore dei decreti attuativi, «è comprensibile il ritardo a causa dei grandi cambiamenti politici che l’Italia ha vissuto in questi mesi – prosegue Bellosta – ma adesso è il momento di agire. Tutto il settore era fiducioso di avere una risposta concreta dalle istituzioni, che però tarda ad arrivare. Adesso è il momento giusto per attivare il Bonus
idrico, l’acqua è un bene comune fondamentale: ribadiamo quindi l’importanza del Bonus, non solo per il vantaggio concreto che potranno avere tutti gli acquirenti e gli utenti finali, ma soprattutto per l’opportunità di risparmio idrico per l’intera nazione. Abbiamo l’opportunità di effettuare un cambiamento importante, ora è necessario agire».
Adozione volontaria dell’Art.137 per la manutenzione delle reti idriche
Tema importante per il risparmio di acqua è certamente l’ammodernamento della rete idrica italiana, che attualmente spreca il 40% di acqua a causa della vetustà degli acquedotti e dell’uso di materiali di bassa qualità importati da paesi terzi che rendono spesso difficile, se non impossibile, una efficace manutenzione. Una prima soluzione potrebbe essere l’adozione volontaria dell’Art. 137 del “Codice appalti” per destinare alle aziende italiane ed europee almeno il 50% degli importi totali delle commesse pubbliche potrebbe sanare velocemente la situazione provocando un duplice effetto “virtuoso”:
• gli enti appaltanti dovrebbero necessariamente acquistare tecnologie prodotte in Italia ed in Europa, riconosciute qualitativamente superiori a livello mondiale, che consentirebbero agli enti appaltanti di ammodernare gli acquedotti e far risparmiare nel lungo periodo le amministrazioni, le società di gestione e di conseguenza i cittadini.
• verrebbe assicurato lavoro alle aziende italiane ed europee grazie alla destinazione del 50% dell’ammontare di ogni singola commessa che permetterebbe di contribuire concretamente alla creazione e al mantenimento di posti di lavoro in Italia e in Europa.
Su questa scia si è già mossa negli scorsi mesi la Francia, il cui Ministero dell’Industria ha avviato iniziative significative per favorire l’adozione volontaria dell’articolo 137 da parte delle stazioni appaltanti francesi. Come risultato, già lo scorso autunno ben 80 tra le maggiori stazioni appaltanti
francesi avevano aderito a questa normativa e sempre più ne sono attese considerando il forte impegno in questo senso da parte del Governo francese.
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