Su quali progetti puntare per migliorare le infrastrutture degli acquedotti?
Un' intervista ad Armando Carravetta, professore del dipartimento di Ingegneria civile, edile e ambientale dell’Università Federico II di Napoli.
Un' intervista ad Armando Carravetta, professore del dipartimento di Ingegneria civile, edile e ambientale dell’Università Federico II di Napoli.
Quando si parla della necessità di investire nelle infrastrutture acquedottistiche ci si riferisce in genere alla riduzione delle perdite idriche.
Questo significa semplificare eccessivamente il problema ambientale ed economico legato al trasferimento idrico nei settori idropotabile, irriguo
e industriale. Innovare e automatizzare i sistemi di pompaggio può ridurre lo spreco di acqua nelle reti, e ne parliamo in questo articolo con Franca Portincasa, coordinatrice industriale e direttrice reti e impianti di Acquedotto Pugliese, con lei abbiamo parlato della water efficiency.
Ma secondo lei, professore, i gestori e le multiutilities che vantaggi possono ottenere da questi investimenti?
Occorre ragionare su tre aspetti fondamentali nella gestione delle reti
idriche: la disponibilità della risorsa la qualità dell’acqua e l’energia necessaria
al suo trasferimento. Questi tre aspetti, da cui dipendono le caratteristiche
del servizio idrico in ciascun ambito territoriale, concorrono a determinare il prezzo a metro cubo per l’utente finale. Le innovazioni tecnologiche degli ultimi anni possono ridurre in maniera consistente questo costo, senza alcun aggravio nella gestione degli impianti.
E nella visione di futuro che stiamo creando, sempre più in ascolto della natura e delle sue esigenze, cercando di avere un minor impatto i nuovi sistemi di pompaggi potrebbero aiutarci?
Dobbiamo chiederci innanzitutto se le reti idriche rispondono ai requisiti
di sostenibilità ambientale che sono richiesti ai nostri giorni. A distanza di decine di anni dalla progettazione delle opere idrauliche e con ampliamenti e modifiche avvenuti in tempi successivi, abbiamo perso ormai la visione unitaria del sistema idrico. L’assenza di adeguati investimenti ha, poi, determinato vere e proprie crisi infrastrutturali in ampie aree del paese. Il peso relativo dei tre diversi aspetti sopra citati – disponibilità, qualità e energia – è cambiato nel corso degli ultimi decenni. L’attenzione per l’ambiente è diventata un aspetto fondamentale per l’economia mondiale.
In questo intervengono anche misure europee.
La Comunità Europea mira a ridurre con decisione le dispersioni idriche
e i costi energetici connessi con il trasferimento dell’acqua, garantendo
standard di qualità adeguati. Le recenti direttive e norme sull’ecodesign
di pompe e motori rendono i prodotti più efficienti e meglio integrati con il sistema idrico di cui fanno parte. Assopompe, federata Anima, che raggruppa le industrie italiane produttrici di elettropompe, ha contribuito a sviluppare queste norme in modo da favorirne una più immediata applicazione per gli
end user. Attraverso periodici audit energetici degli impianti di sollevamento
è possibile riconfigurare la gestione delle reti in modo dadurre i consumi idrici ed energetici. Questa complessa operazione può essere affrontata costituendo gruppi di lavoro che mettano insieme le competenze interne dei gestori con quelle di esperti esterni. Il laboratorio HELab dell’Università di Napoli Federico II ha già in corso questo tipo di attività in supporto a importanti multiutilities. Sarebbe utile incentivare queste iniziative, consentendo al gestore di disporre
di una quota percentuale più consistente dei risparmi ottenuti con gli
interventi di efficientamento energetico, rispetto alla quota minimale attualmente prevista.
Nell’ambito europeo, nello specifico del progetto Redawn, di cui lei è membro attivo, che mira a promuovere l’adozione della tecnologia di recupero dell’energia idroelettrica nelle reti idriche costruite nell’Area Atlantica, ci
sono esempi da cui l’Italia può prendere esempio?
L’intero ciclo idrico presenta notevoli criticità in tutti i paesi europei. Le infrastrutture idriche sembrano elementi forti e molto duraturi essendo spesso in opera da molti decenni, ma sono invece intrinsecamente poco resilienti. Per effetto delle variazioni climatiche sono oggi sottoposte a maggiori sollecitazioni. C’è una scarsità generalizzata della risorsa idrica di migliore qualità per uso idropotabile e si registra una maggiore domanda
nel settore irriguo. Un’altra conseguenza è la presenza di eventi meteorici
estremi, al momento non prevedibili, con piogge brevi e intense, smaltite con difficoltà dalle reti di drenaggio esistenti. Proprio per effetto della scarsità della risorsa, le preoccupazioni sull’eccessiva entità delle perdite idriche sono piuttosto generalizzate a livello europeo. Gli studi scientifici e la pratica tecnica hanno portato a metodi di riabilitazione condivisi a livello europeo. In aggiunta alla sostituzione dei tratti di condotta maggiormente deteriorati, una riduzione generalizzata delle perdite idriche può essere ottenuta tramite un controllo dinamico delle pressioni in rete, in modo da mantenerle costantemente su valori ottimali. Questo obiettivo può essere risolto dissipando l’energia idraulica in esubero con valvole di regolazione, o regolando dinamicamente la pressione fornita dalle centrali di pompaggio. Questo secondo approccio è quello suggerito dalle norme sull’ecodesign delle
pompe in modo da ridurre anche i consumi energetici.
Attraverso periodici audit energetici degli impianti di sollevamento è possibile riconfigurare la gestione delle reti in modo da ridurre i consumi idrici ed energetici
Il progetto europeo quindi come si sta muovendo?
Il progetto Redawn si spinge ancora più avanti dal punto di vista tecnologico,
proponendo un recupero energetico nei punti della rete in cui c’è da dissipare una pressione in esubero. Questa energia potrà essere immessa nella rete elettrica o utilizzata localmente. Infine, dato che i piani di investimento dovrebbero destinare una buona parte di risorse al sud, quali sono, secondo lei, gli investimenti più urgenti da attivare? Le infrastrutture idrauliche concepite nell’ambito degli interventi della Cassa per il Mezzogiorno garantiscono i grandi trasferimenti idrici a livello regionale e interregionale. Alcuni di questi grandi adduttori possono presentare una naturale obsolescenza e la necessità di interventi di riabilitazione. A livello di ambito territoriale occorre uno sforzo maggiore, perché l’intensa urbanizzazione ha
portato a una crescita incontrollata delle reti idriche con funzionamenti
non compatibili. Spesso si osservano anomale riduzioni delle pressioni
anche nelle condotte degli acquedotti esterni per effetto di serbatoi
di compenso di capacità insufficiente per garantire le variazioni di domanda.
In molte realtà sono presenti serbatoi e pompe di rilancio private al piede degli edifici, per garantire la pressione minima nelle abitazioni.
Come intervenire quindi?
Queste situazioni vanno affrontate con decisione perché pregiudicano
la buona qualità delle acque, determinano stress nelle condotte, incrementano
le perdite idriche e aumentano i consumi energetici. A livello generale, indipendentemente dall’area del Paese in cui vengono destinate le risorse, occorrerebbe determinare la priorità degli investimenti. Tutti i gestori dovrebbero dotarsi di un piano di interventi incentrato sulle criticità precedentemente esposte che soddisfi due prerequisiti: inquadrare gli interventi in una visione organica del funzionamento della rete e valutare i benefit economici e ambientali di ciascun intervento in maniera completa.
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