Dal resoconto fatto dall’Osservatorio sull’Additive Manufacturing, fatto in collaborazione con il Competence center Made e +CIM4.0, Università degli Studi di Pavia insieme a Porsche Consulting e promosso da Messe Frankfurt Italia, SPS Italia e Formnext emerge complessivamente che le tecnologie additive si stanno diffondendo su larga scala. L’additive manufacturing, che ha la possibilità di essere usato ovunque, in qualsiasi settore, sta rappresentando e sicuramente rappresenterà una rivoluzione nel mondo manifatturiero dal punto di vista della digitalizzazione, della personalizzazione e della sostenibilità.
Dai risultati dell’Osservatorio sull’Additive Manufacturing è emerso che oltre il 64% della realtà dei rispondenti corrisponde a dimensioni aziendali micro, piccole, medie imprese o star-up. Il settore da cui arrivano più risposte corrisponde a quello della meccanica e dei beni strumentali, seguito a grande distanza da automotive, medicale, beni di consumo e moda, packaging e aeronautica.
Ma quali tecnologie di produzione additive riscuotono maggior interesse? Per il 40% è il material jetting. Questa tecnica ha il vantaggio di avere un’elevata risoluzione e produttività, anche se ad oggi si scontra con alcuni limiti per la stampa 3D di materiali metallici soprattutto alto-fondenti. La tecnologia additiva propone inoltre soluzioni economicamente favorevoli per la prototipazione, la produzione di piccola serie e la customizzazione che interessano rispettivamente al 39 e 32%. Le tecnologie con il maggior tasso di interesse riscontrato tra gli intervistati sono state: a letto di polvere 60%, a estrusione 45%, mentre i materiali polimerici raggiungono un 75%, i metallici più del 60% e i compositi 45%. Come ha sottolineato Bianca Maria Colosimo, va precisato che, «In realtà ci sono tantissime tecnologie di interesse per il futuro. È la varietà di risposte tecnologiche che l’Additive riesce a dare un fattore competitivo importante per investire sulla tecnologia nel futuro. Non esiste una sola tecnologia, ma un portafoglio di tecnologie».
Interessante notare, come ha precisato la docente Bianca Maria Colosimo, come i service bureau (55%) e le università/centri di ricerca (35%) ricoprano un ruolo fondamentale nella diffusione delle tecnologie additive, consentendo agli end user di valutare le potenzialità della tecnologia senza dover sostenere grossi investimenti iniziali.
L’additive manufacturing cresce a 360°
Dato certamente confortante per il settore è l’aumento dell'interesse verso l’additive manufacturing in tutti i comparti industriali e non, con particolare riguardo nell’aerospaziale, nell’automotive e nel medicale. Dopotutto va ricordato che questa tecnologia impatta diverse fasi della catena del valore e la ricerca ha messo in luce come il 60% dei partecipanti dichiara di aver utilizzato tecnologie additive, di cui il 31% dei casi utilizzando risorse interne. Del restante 40% dei rispondenti che non le ha ancora utilizzate l’80% vede un potenziale utilizzo nel medio termine.
Ma uno degli ostacoli maggiori riguarda la mancanza di competenze e di professionisti con una formazione adeguata e specifica su materiali, processi e tecnologia. L’additive manufacturing richiede infatti competenze multidisciplinari per essere integrato nei processi produttivi, come ha pronosticato il docente Luca Iuliano, e richiede competenze trasversali ed avanzate sia per la progettazione che per le tecniche di trattamento dei materiali, fino al controllo della qualità, monitoraggio e simulazione di processo. È quindi evidente la necessità di investire nella filiera della formazione, in training on the job e mantenere un costante dialogo con il mondo accademico.
Ma chi sta usando questa tecnologia è riuscito a valutarne i vantaggi, i costi, le opportunità? Un 63% ha risposto si, ma una parte importante di potenziali fruitori ha ancora poca chiarezza su impatti in termini di costo e di valore aggiunto da parte della nuova tecnologia. «Sicuramente è una tecnologia che sta dando grandi soddisfazioni» precisa il professor Ferdinando Auricchio, «ma c’è un forte margine per farla entrare ancora di più nelle realtà produttive».
E in termini di vantaggio competitivo, come e in che tempi ci sarà un ritorno di investimenti? Una grossa fetta ha risposto entro i due anni, quindi in tempi abbastanza brevi e un’altra grossa fetta ha risposto a medio termine. Come ha sottolineato il professore «L’additive manufacturing è una tecnologia matura, ma deve ancora entrare nel mondo produttivo, questo va letto come un fatto positivo, nel senso che c’è margine di miglioramento, non solo delle tecnologie, ma ci sono ampi spazi nella catena produttiva dove la tecnologia si può inserire».
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