Dall'accordo tra Anima e il Cetma
11 apr 2019
Luigi Barone, Antonio Luparelli, Ubaldo Spina, Paolo Galloso
Articolo pubblicato su L'Industria Meccanica n. 719.
L'Italia vanta una grande storia di innovazione trainata dalla scienza e dalla tecnologia, e rappresenta sicuramente uno tra i paesi a maggiore vocazione industriale nel panorama comunitario e mondiale. Ciononostante, si colloca al 27esimo posto tra i paesi che spendono di più in ricerca in rapporto al prodotto interno lordo, classificandosi in una posizione che è ben lontana dall'obiettivo europeo che punta al 3% in tutta l'Ue entro il 2020. Questi dati indicano la presenza di criticità strutturali in riferimento all'accesso, utilizzo e investimento delle imprese in ricerca e sviluppo, soprattutto Pmi, che spesso si traduce in una condizione di debolezza da parte dell'Italia rispetto ad altri paesi europei ed extraeuropei.
Essere tra le principali nazioni industrializzate con un investimento in ricerca e sviluppo molto basso diventa oggi molto rischioso, visti i processi crescenti di globalizzazione delle economie e l'importanza della collaborazione internazionale su temi scientifico-tecnologici che richiedono la mobilitazione di forti investimenti. Si tratta di evidenze la cui portata non può essere sottovalutata, soprattutto in considerazione degli effetti che le nuove tecnologie 4.0 producono sul tessuto produttivo italiano nel breve e nel lungo periodo.
La ricerca come driver di sviluppo delle tecnologie 4.0
L'industria è oggi caratterizzata sempre più da una profonda revisione delle modalità di produzione. In questo scenario infatti il settore manifatturiero è chiamato a reingegnerizzare i propri processi produttivi, integrando le diverse competenze e tecnologie che rientrano nell'ambito dell'industria 4.0. Da questo punto di vista, secondo una recente indagine dell'Osservatorio Mecspe, la trasformazione in corso è ormai matura e sistematica e lo dimostra la tendenza agli investimenti delle imprese: quasi la metà (46,1%) reputa talmente importante le opportunità di sviluppo aperte dall'industria 4.0, da dichiarare che continuerebbe a destinare parte del fatturato in innovazione anche in assenza di agevolazioni.
Ovviamente le agevolazioni giocano un ruolo fondamentale per la diffusione delle tecnologie abilitanti: il 66% degli imprenditori giudica positivamente gli effetti di tali misure sul settore, e tra quelle maggiormente apprezzate grande rilevanza è data all'iperammortamento per i macchinari funzionali alla digitalizzazione (69,7%), al credito d'imposta per attività di ricerca e sviluppo (57,4%), al miglioramento delle infrastrutture digitali abilitanti (54,6%) e alla defiscalizzazione dei premi di produzione (51,1%).
È dunque evidente in che misura la ricerca sia percepita dalle imprese come un driver necessario per lo sviluppo e acquisizione di tecnologie abilitanti nell'ambito dell'industria 4.0: più della metà del campione reputa positivamente le agevolazioni del credito d'imposta alla ricerca, e almeno un quinto delle imprese (21,2%) dichiara di voler investire, entro il 2018, dal 10% al 20% del fatturato in ricerca e innovazione.
Scendendo nel dettaglio degli investimenti effettuati in nuove tecnologie abilitanti dal comparto della meccanica – e subfornitura – si osserva che, soprattutto le piccole e medie imprese, hanno privilegiato soluzioni per la sicurezza informatica (89,2%) e la connettività (79,7%), il cloud computing (67,1%), la robotica collaborativa (35,4%), la simulazione (31%), i big data (29,1%), la produzione additiva (28,5%) e l'internet of things (27,8%). Realtà aumentata e materiali intelligenti occupano il 15,2% degli investimenti, mentre le nanotecnologie raggiungono il 7%.
Da un lato la sicurezza informatica rappresenta l'investimento privilegiato da parte delle imprese, tale da percepire la sicurezza dei dati e la possibilità di cyber attack tra gli ultimi dei principali fattori di rallentamento (4,8%).
Nell'ambito delle tecnologie abilitanti 4.0 i principali fattori di rallentamento sono rappresentati da un rapporto incerto tra investimenti e benefici (per il 43,5% delle aziende), dagli investimenti richiesti troppo alti (35,7%), dalla mancanza di competenze interne (26,2%), dall'arretratezza delle imprese con cui si collabora (17,9%), nonché dall'assenza di un'infrastruttura tecnologica di base adeguata (14,3%), dalla mancanza di una chiara visione del top management (12,5%).
In altre parole, le principali criticità hanno a che fare con la scarsa capacità di fare sistema tra i vari contesti della ricerca, a cui si aggiunge una cronica difficoltà di collaborare con il contesto industriale. Per qualsiasi impresa che vuole innovare i propri processi, prodotti e servizi, la sfida dell'innovazione è inevitabilmente giocata a livello di ecosistemi integrati. La presenza di una rete composta dai diversi attori della ricerca – enti di ricerca pubblico/ privati, Università, policy maker e aziende – rappresenta sicuramente un requisito essenziale per l'incubazione, lo sviluppo e la messa in opera di idee e processi innovativi.
Non a caso, una delle tendenze nell'industria 4.0 è l'innovazione intesa come fattore in grado di favorire la nascita di sistemi e filiere specializzati intorno alle aziende.
In termini più numerici, quasi un terzo del campione (30,9%) sta prendendo in considerazione l'opportunità di attivare delle partnership tecnologiche, mentre il 30,4% ha fiducia nel concetto di filiera e ha già puntato su queste collaborazioni per favorire lo sviluppo tecnologico della propria azienda.
Nell'ambito dell'industria 4.0 quando si parla di ricerca si parla soprattutto di innovazione, ovvero della parte applicativa della ricerca i cui risultati forniscono un chiaro vantaggio competitivo alle imprese. Fare ricerca vuol dire mettere al centro le imprese; ma la domanda d'innovazione della miriade di piccole e medie imprese che caratterizzano il tessuto produttivo italiano è spesso sottesa ad un bisogno latente che il più delle volte non riesce ad esprimersi.
Creare un ecosistema della ricerca attorno alle esigenze d'innovazione delle imprese, con le sue reti "corte" e a forte "intensità", risulta essere un aspetto centrale per il rilancio del settore industriale italiano nel panorama nazionale e internazionale, poiché vuol dire creare delle vere e proprie filiere capaci di mettere in pratica l'innovazione in modo efficiente ed efficace.
Lo sportello Cetma presso la sede Anima di Milano
In questo contesto (mancanza di competenze interne, arretratezza delle imprese con le quali si collabora, opportunità di valutare partnership tecnologiche) è nato un accordo fra Anima Confindustria e Cetma – Centro di ricerche europeo di tecnologie, design e materiali con sede a Brindisi. Obiettivo principale dell'accordo sarà quello di offrire una serie di servizi avanzati agli associati Anima mediante attivazione di uno sportello a Milano.
L'accordo prevede servizi di ricerca, sviluppo e innovazione; assistenza per elaborazione progettuale di proposte in programmi di ricerca o innovazione agevolati; gestione di un front-office per servizi di innovazione erogati da Cetma agli associati Anima e mirati all'introduzione di nuove tecnologie, materiali avanzati, sviluppo prodotti e investimenti Industria 4.0.
Cetma e Anima, inoltre, collaboreranno al fine di pianificare e candidare in forma congiunta progetti di innovazione e formazione, così come per indagini e rapporti settoriali, con particolare riferimento al fabbisogno di innovazione e alla propensione all'investimento in ricerca e sviluppo dei soci, cercando di favorire la diffusione di tecnologie innovative all'interno dei settori presidiati da Anima.
Lo sportello Cetma viene inaugurato nel mese di aprile 2019 e sarà aperto, salvo particolari esigenze manifestate dai soci, bimestralmente con calendario che sarà reso pubblico sul sito Anima e mediante comunicazione diretta ai soci. In ogni caso, laddove ve ne fossero le condizioni, alcuni audit preliminari tra i ricercatori Cetma e i soci interessati saranno attivati mediante la prenotazione di una sessione con assistente virtuale. Sarà inoltre pubblicato un programma semestrale di interventi con alcuni focus tematici di interesse per i settori presidiati dai soci Anima.
Chi è il Cetma
Il Cetma è un consorzio con attività esterna tra enti pubblici di ricerca e aziende private. Svolge attività di ricerca applicata ed ingegneria industriale avanzata con competenze nel campo dell'ingegneria informatica, del design industriale e dell'ingegneria dei materiali.
Finalizza i propri studi su materiali, processi, tecniche e materiali verso lo sviluppo e l'innovazione di prodotti per le esigenze dei settori industriali e dei servizi. Promuove e sviluppa, anche in collaborazione con altri attori pubblici e privati, progetti di formazione professionale ed alta formazione.
Come funziona lo sportello
Lo sportello sarà un front-office per servizi di innovazione erogati da Cetma agli associati Anima e mirati all'introduzione di nuove tecnologie, materiali avanzati, sviluppo prodotti e investimenti Industria 4.0.
Gli associati Anima potranno godere di servizi di ricerca, sviluppo e innovazione, oltre a un'assistenza per elaborazione progettuale di proposte in programmi di ricerca o innovazione agevolati. Lo sportello Cetma sarà inaugurato nel mese di aprile 2019 e sarà aperto, salvo particolari esigenze manifestate dai soci, bimestralmente con calendario che sarà reso pubblico sul sito Anima e mediante comunicazione diretta ai soci.
Per informazione e approfondimenti: sportelloinnovazione@anima.it - tel. +39 335 7431416 (Ubaldo Spina)
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