Intervista a Sergio La Mura
24 set 2018
Sergio La Mura, componente del GdL che ha redatto le "Linee guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi" del ministero della Salute (2015), autore della Guideline Europea Rehva "Prevenzione legionellosi", unico membro europeo del GdL Ashrae per la redazione dello Standard 188 e della prossima Guideline 12/2019, professore a contratto Impianti tecnici Politecnico di Milano.
Cos'è la legionellosi?
La legionellosi è la malattia causata da un batterio del genere Legionella, presente negli ambienti acquatici naturali e artificiali. Si può manifestare sia in forma di polmonite, con tasso di mortalità variabile tra il 10 e il 15%, sia in forma febbrile. La Legionella è numerabile in relazione alla sua concentrazione nell'acqua in Ufc/l (Unità Formanti Colonia /Litro). Attualmente non è nota la dose infettante per l'uomo, ma per soggetti non particolarmente sensibili basse quantità (minori di 100 Ufc/l) non sono considerate rischiose.
Qual è il range di temperatura in cui si può sviluppare il batterio e quali le condizioni di proliferazione?
In particolari condizioni di temperatura, acque ferme e presenza di nutrienti, le Legionelle possono riprodursi in maniera esponenziale. La temperatura è un fattore importante: il batterio cresce in maniera ottimale fra 30 e 45 °C, sopravvive da 20 a 60°C e muore quasi istantaneamente sopra i 70 °C. Le persone possono contrarre la malattia con un contatto per un tempo indeterminato e il periodo di incubazione va da 2 a 10 giorni.
La legionellosi si contrae inalando microscopiche goccioline d'acqua contenenti il batterio. Di che ordine di grandezza parliamo?
La legionellosi viene normalmente acquisita per via respiratoria mediante inalazione, aspirazione o microaspirazione di aerosol contenente Legionella. Le goccioline si possono formare spruzzando l'acqua, facendo gorgogliare aria nell'acqua o per impatto su superfici solide. La pericolosità di queste particelle di acqua è inversamente proporzionale alla loro dimensione: gocce di diametro inferiore a 5 micron arrivano più facilmente alle basse vie respiratorie.
Quali possono essere le cause di diffusione?
Mentre la maggior parte dei primi casi di legionellosi sono stati attribuiti a particelle di acqua aerodisperse contenenti il batterio provenienti da torri di raffreddamento, condensatori evaporativi o sezioni di umidificazione delle unità di trattamento dell'aria, successivamente numerose infezioni sono risultate essere causate anche dalla contaminazione di impianti di acqua potabile, apparecchi sanitari, fontane e umidificatori ultrasonici.
Come si propaga la Legionella e quale può ragionevolmente essere il raggio di azione?
Abbiamo detto che la legionellosi deriva da Legionella in particelle di acqua aerodisperse e poi inalate. Questa possibile inalazione può essere dovuta al fatto di essere in una zona di forte nebulizzazione: a livello domestico può essere dovuta a impianti di acqua sanitaria, prettamente calda ma anche fredda (docce, rubinetti, idromassaggi ecc.) o a impianti di umidificazione d'aria in ambienti "confinati", mentre all'esterno, ossia in ambienti "liberi", può essere dovuta a processi evaporativi o fontane. All'esterno i batteri di Legionella possono essere aerotrasportati tipicamente da goccioline e da pulviscolo atmosferico. Il raggio di azione, che ovviamente diminuisce con legge esponenziale, può essere molto vario: da decine di metri a pochi chilometri. A tale proposito le Linee guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi recitano: "… In particolare, le bocche di scarico delle torri e dei condensatori devono essere posizionate almeno 2 metri al di sopra della parte superiore di qualsiasi elemento o luogo da proteggere (finestre, prese d'aria, luoghi frequentati da persone) o ad una distanza, in orizzontale, di almeno 20 metri (preferibilmente superiore ai 50 metri o più elevate in presenza di venti dominanti)… Specifiche di installazione possono essere desunte da linee guida tecniche e dalla legislazione vigente in Spagna (Abad Sanz Isabel et al., 2006; Ministerio de Sanidad y Consumo, 2003)."
Quali sono le azioni da compiere per non avere formazione di colonie batteriche all'interno delle torri di raffreddamento?
Evitare le condizioni tipiche di proliferazione, non tanto la temperatura, che è implicita nel funzionamento della torre, quanto gli altri due fattori citati all'inizio: acque ferme e presenza di nutrienti. Inoltre, deve essere controllata la qualità dell'acqua con diluizioni e trattamenti chimico- fisici. È importante, corretto e doveroso evitare e ridurre la proliferazione nelle torri, ma è fondamentale ridurre l'eventuale rilascio in atmosfera. Torri con componenti di buona qualità, accurata progettazione, installazione corretta e manutenzione specializzata programmata riducono l'effetto di fumane di microgoccioline con eventuale presenza di Legionella. Vi sono elementi essenziali che minimizzano questi effetti: ad esempio i separatori di gocce ad alta efficienza, che devono essere manutenibili e manutenuti nel tempo.
Esistono disposizioni legislative/normative che regolano questa materia? È corretto affermare che "le imprese non sono obbligate a ricercare la Legionella nei loro impianti"?
Vari documenti indicano questi obblighi: dal Dlgs 81/08 alle Linee guida nazionali sulla prevenzione della legionellosi, recepite dalla Conferenza Stato Regioni, fra cui le ultime del maggio 2015, alle prescrizioni regionali ecc. È opportuno ricordare sempre che "in assenza di una normativa tecnica specifica, una linea guida ha lo stesso valore di una legge".
Le imprese che utilizzano torri di raffreddamento sono tenute a dotarsi di un sistema di allarme nel caso in cui si verifichino condizioni anomale?
Più che dotarsi di un sistema di allarme direi che le aziende sono tenute a gestire e manutenere correttamente le torri di raffreddamento, secondo i manuali forniti dai costruttori, e a tenerle sotto controllo o in maniera manuale o, per certe parti, con sistemi automatici.
Chi ha la responsabilità della sanificazione delle torri di raffreddamento?
Parlerei più genericamente di gestione, che è a carico della proprietà con proprio o terzo personale. Come detto prima, le torri devono essere manutenute correttamente e, se occorre, sanificate.
È vero che non esiste un catasto nazionale o regionale delle torri di raffreddamento?
Sebbene richiesto da vari disposti, ad oggi non vi sono catasti completi ed organici, mentre va redatto e ben compilato un esauriente registro di manutenzione.
Questa è un'anticipazione dell'articolo che sarà presente nel numero 717 di "L'Industra Meccanica".
Redazione
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