Il Global Insolvency Index di Euler Hermes resta al rialzo per il secondo anno consecutivo.
12 feb 2019
Articolo pubblicato su L'Industria Meccanica n. 718.
La meccanica rappresenta una quota rilevante dell'export italiano. Nei primi nove mesi del 2018 il comparto ha rappresentato il 17,8% del totale delle esportazioni, con un rilevante saldo positivo commerciale del settore che compensa i deficit di altri comparti. Desta però alcune preoccupazioni la recente frenata registrata nel settore dei macchinari, che ha visto il tasso di crescita delle esportazioni all'1,4%, ossia circa la metà del tasso di incremento delle esportazioni italiane totali.
Quali sono i rischi per l'immediato futuro per l'export dell'industria meccanica italiana, in un contesto che vede un rallentamento della congiuntura economica internazionale? Certamente la politica economica degli Stati Uniti è destinata nel breve termine a causare tensioni e incertezze sui mercati. I motivi sono legati alle politiche pro-cicliche di stimolo fiscale dell'amministrazione Trump, a cui seguirà la normalizzazione della politica monetaria da parte della Fed, con i tassi di interesse già oggi vicini al 3%: una leva per il rientro degli investimenti e della liquidità sul mercato americano, da cui i grandi investitori si erano allontanati alla ricerca di rendimenti più elevati. Ciò potrebbe avere ripercussioni globali sulle economie e sulle aziende maggiormente dipendenti dalla liquidità degli investitori internazionali.
Ma se Cina, Giappone e Eurozona sembrano essere in grado di assorbire i venti negativi generati da questa turbolenza, alcune economie più o meno emergenti, in primo luogo Argentina e Turchia, appaiono oggi maggiormente vulnerabili.
Inoltre, l'amministrazione Trump nel corso del 2018 ha innalzato i dazi all'importazione in media di circa due punti percentuali e questo potrebbe determinare tensioni per i paesi emergenti che sono esportatori netti nei confronti degli Stati Uniti.
Tale instabilità sarà limitata comunque ad alcune aree e non dovrebbe avere effetti letali sull'economia globale: al contrario, si prevede che questa sarà in grado di resistere alla tempesta, con la crescita del Pil mondiale che dovrebbe rimanere solida nei prossimi anni. Secondo le nostre stime, la crescita globale sarà del 3,2% nel 2018 – la stessa registrata nel 2017 – con una revisione al ribasso di -0,1 punti rispetto al nostro scenario precedente. Nel 2019 ci aspettiamo inoltre un'ulteriore crescita, sebbene a ritmi più contenuti, pari al 3,1%.
Andamento delle insolvenze globali Ci si aspetta che il numero delle insolvenze globali sarà nei prossimi anni in linea con questo scenario.
Il Global Insolvency Index di Euler Hermes resta infatti al rialzo per il secondo anno consecutivo nel 2018 (+ 7%, dal + 6% del 2017) e continuerà a crescere nel 2019 (+ 5%).
Tuttavia, questo andamento globale maschera delle tendenze disomogenee delle diverse regioni e dei singoli paesi. La diminuzione delle insolvenze dovrebbe rimanere in linea nel 2018 nel nord America, mentre dovrebbe attenuarsi nell'Europa occidentale, in particolare in Francia e in Italia, con diversi paesi che registrano invece un rimbalzo delle insolvenze (Regno Unito, Paesi Nordici, Svizzera, Belgio).
Il miglioramento in Brasile dovrebbe segnare una pausa nel 2018 e posticipare la diminuzione delle insolvenze per l'America latina nel suo complesso solo a partire dal 2019. Si prevede che l'ondata di insolvenze continuerà in Cina, in particolare per le aziende improduttive legate ad apparati pubblici, con situazioni di debito elevato che si protraggono nel tempo e di difficile rientro. E con un impatto negativo sulle stime complessive per l'intera area Asia Pacifico. Sono le cosiddette aziende zombi. La quasi-stabilizzazione delle insolvenze nell'Europa centrale e orientale infine maschererà un incremento dei default in Polonia e Turchia.
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