Riscaldamento a irraggiamento: una soluzione per i grandi ambienti

È italiana la tecnologia che pone la parola fine al freddo negli stabilimenti

08 apr 2016

l.a.

È italiana la tecnologia che pone la parola fine al freddo negli stabilimentiindustriali, il riscaldamento ad irraggiamento con nastri radianti a gas. Si tratta di apparecchiature utili a riscaldare soprattutto grandi ambienti, vantaggiose per il risparmio sui consumi di combustibile e sui costi di installazione rispetto ai sistemi tradizionali ad acqua o ad aria calda. Mediamente si tratta di un risparmio del 30% a parità di condizioni, ma il risparmio può essere ancora più elevato perché il sistema permette di riscaldare anche solo aree parziali.

L'irraggiamento termico non scalda l'aria ma scalda i corpi solidi. Nella fabbrica il pavimento viene scaldato con l'irraggiamento, mentre il riscaldamento tradizionale fa salire l'aria calda verso l'alto. Ma sono vari i campi di applicazione, oltre ai reparti produttivi, i palazzi dello sport, i campi da tennis, le serre, gli hangar e altri grandi volumi.
I nastri radianti sono macchine autonome, a servizio di aree diverse e non prevedono una centrale termica. Per capire la grande differenza basti pensare alla differenza tra il riscaldamento centralizzato di un palazzo e le caldaie murali interne a ogni appartamento.

« È possibile direzionare il calore perché le macchine possono essere spente o accese zona per zona. Negli stabilimenti ci sono aree che necessitano di una buona temperatura dove c'è la presenza di operai, mentre in altre, quali i magazzini, può bastare una temperatura ridotta» spiega Paolo Campolmi di Impresind.

La tecnologia è nata subito dopo la seconda guerra mondiale nei paesi in cui si utilizzava il metano in particolare Canada, Olanda, Inghilterra. Tra gli anni '80 e gli anni '90 la tecnologia del tubo radiante ha conosciuto una buona diffusione. A livello culturale l'irraggiamento non è molto conosciuto in Italia e purtroppo gli impianti ad acqua e aria calda fanno ancora la parte del leone.

L' irraggiamento termico può essere prodotto sia dal "tubo radiante", che è un'apparecchiatura più piccola di lunghezza compresa tra i 3 e i 12 metri con il proprio bruciatore incorporato, sia dal "nastro radiante" che si sviluppa anche fino a 150 metri di lunghezza con geometrie adattabili alle aree da riscaldare, che prevede la possibilità di installare il bruciatore all'esterno dell'edificio.

Perché l'Italia domina il mercato internazionale con la tecnologia dei nastri radianti? Negli anni '90 si è inasprito il controllo dei vigili del fuoco italiani che hanno perseguito una politica restrittiva sull'utilizzo di gas all'interno degli ambienti, per la sicurezza. Era necessario che il bruciatore fosse posto all'esterno. Dall'osservazione e dalla cogenza nasce il nastro radiante, una linea che può arrivare anche a 150 metri di sviluppo e può fare curve molto adattabili alle necessità.

«Una restrizione tutta italiana è diventata un vantaggio che piace anche agli stranieri, anche se non hanno una politica di sicurezza così cogente, ma capiscono la convenienza del nastro radiante. Per superare un problema ci si è ingegnati ed esportiamo bene in Europa ed in altri paesi del mondo. Sono cresciuti in particolare i paesi dell'Est e del Far East. In questi anni ci siamo dedicati molto a esportare in paesi come la Cina e la Russia, che hanno vecchi grandi stabilimenti del regime. Oggi sono in fase di ristrutturazione per renderli più agibili e quindi una tecnologia come la nostra è vincente, considerando anche i climi rigidi di quelle zone si raggiunge un risparmio importante - commenta Paolo Campolmi. - Che cosa è per noi innovazione? Il bruciatore è una macchina che ha richiesto una attività di ricerca e sviluppo importante mentre nella linea radiante nel nastro ci sono in gioco condense, umidità, ricircoli dell'aria, efficienza radiante, è un'evoluzione continua. Per ora nessuno straniero ha replicato la tecnologia; significa che non è così semplice».

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